Il mio letto era il saccone...


dentro ci stavano le foglie di marrocche e io ci dormivo sopra...
c’ho dormito da bambino, quando portavo a pascolare le pecore...
c’ho dormito fino al 14 agosto 1943, il giorno che è morto mio padre e il giorno che mi è arrivata la cartolina per il soldato, a fare la guerra!
Mia madre mi ha detto: “Oh Rocco, figlio mio, che mi lasci da sola? Trovati una sposa, riportala a casa, che mi fa compagnia!”
Io con le donne? Mai a contatto, non sapevo neanche chi erano, mai viste, mai! Ma conoscevo Lucia, il fratello era il mio compare (padrino)!
“Lucia! Ho fretta, devo partire, che mi è arrivata la cartolina per il soldato. Se tu sei disposta, vieni a casa mia? Un letto ce l’ho, mio padre è morto e il letto è rimasto vuoto! Tu ce l’hai una o due lenzuola?
Siamo saliti sopra a casa, non c’era niente, neanche un lume acceso! Una zia mia aveva posato un’anguria sopra al tavolo e ce la siamo mangiata!
Si è fatto tardi e mia moglie voleva che andavamo a letto. A letto? No, io sono abituato al saccone! Ma non c’era più! Il saccone? Il saccone mio?
Allora lei mi ha detto: “Rocco! Vieni qui che prepariamo il letto! E dopo vieni vicino a me!”
Sono tornato dopo venti giorni, senza giuramento. Scappando scappando è uscita in cinta. Mi ha imparato lei a fare l’amore, perché era più anziana! Dopo nove mesi è nato un bambino.
Tutto lei mi ha imparato, mia moglie, tutto! Chi erano i figli, chi era il lavoro, chi era l’amore.
Adesso mia moglie è morta e io sono rimasto solo! Sempre lei mi ha diretto! Tutto bene! Abbiamo fatto un progresso! Sempre avanti!


[Rocco – Villa Rogatti di Ortona (Ch) 2001]


Io ci dovevo andare per forza, le botte facevano il fumo,


era un somaro durante e dopo,
era un vigliacco un ubriacone, l’ho lasciato.
Una sera mi stava dando tante di quelle botte:
cazzotti, schiaffi, calci,
il sangue dalla bocca spaccata.
La prima delle figlie mie c’aveva 5 anni,
cominciò a strillare, a strillare,
sembrava che si stava finendo il mondo.
Lui ha lasciato me per correre alla figlia,
io ho aperto la porta e sono scappata,
“Prenditi cura dei figli miei”
ho detto alla vicina di casa mia
e da quella sera me ne sono andata.

Dopo 15 giorni sono tornata a riprendermi i figli miei e
sono andata ad abitare in una cameretta di casa lì vicino.
Verso mezzanotte questo è venuto
a colpi di mattone sopra alla porta
Bum... bum...
mi ha rotto la porta ed è entrato dentro.
Tutto il vicinato e quelli del bar sono corsi qua, a venire a vedere che cosa era successo:
tutto quel rumore
per rompere una porta a colpi di mattone a mezzanotte.
Quando sono arrivati io stavo allungata a faccia per terra e lui sopra a me, con un pezzo di mattone in mano pronto per tirarmelo alla testa.
E’ corsa questa gente, ha preso questo e me l’ha levato (di dosso).
Quei pochi vestiti che avevo me li aveva strappati, me li aveva fatti stracci.

La mattina dopo “io mi alza” e lo sono andato a denunciare.
Sono andata ad Ortona, ai carabinieri.
Si è fatta la causa, e gli hanno dato 7 anni di carcere per “maltrattamento a moglie e figli”.
Allora il giudice mi mandò a richiamare: “Lo vuoi perdonare?”
“Si, io lo voglio perdonare, però lui deve fare conto che io non esisto sulla faccia della terra”.

[Minnella – Villa Rogatti di Ortona (Ch) 2001]


Mio figlio è nato “vestito”, con una camiciola bianca.


Quando è nato non stava tanto bene, piangeva tutte le notti:
come lo posavi sopra la culla, così piangeva.
A Ortona ci stava una donna, Za Luisetta: era la Magana!
Sono andata da lei e le ho portato la camiciola di mio figlio;
lei l’ha squadrata bene bene e mi ha detto:
“Ueeeh! Questo bambino sta bene, però fra un po’ lo vengo a rivedere.
Tu intanto dagli il latte dell’asina nera.”
Così ho fatto e il bambino mio non piangeva più.

Prima si facevano “li carracini”,
si prendevano i fichi e si infilzavano ad uno ad uno con un ceppo di canna
e si appendavano fuori al sole per farli seccare e la sera si rientravano.
Io avevo appeso questa canna ad un chiodo
e sotto c’era un baule con un coperchio bombato, con la biancheria dentro.
Una notte mi sveglia un rumore...
era la canna che era cascata
e si manteneva dritta dritta sopra il baule!
il filo non si era spezzato e il chiodo non era cascato!
ho preso la canna e ho provato anch’io a farla mantenere dritta dritta sopra il baule... ma non ci riuscivo... non ci riuscivo.

Il giorno dopo sono tornata dalla Magana e le ho detto:
“Za Luisetta, perché non siete venuta a vedere come sta mio figlio”
e lei m’ha risposto:
“E secondo te chi è stato a far mantenere la canna dritta dritta sopra il baule?! Che tuo figlio sta bene!”

[Villa Rogatti di Ortona (Ch) 2001]


 

Prima mica che si poteva che noi andavamo parlando con i giovanotti!


Prima lo faceva i nostri genitori il matrimonio.
Io avevo una volta un giovanotto, una bella creatura, Mario.
E quello mi voleva e io lo volevo.
Ma lui s’è sposato a un’altra e adesso sta in America...

[Cupello (Ch) 2002]


Quando ero piccola un giorno a settimana dovevamo vestirci da balilla... ma io non me lo ricordo il motivo perché!


Avevo una gonna nera e una camicia bianca.
Una volta si è messo a piovere e avevo con me una coperta di lana;
per proteggermi dalla pioggia me la sono messa in testa e la coperta ha lasciato andare tutto il suo colore sulla mia camicia e, arrivata a casa, la camicia era diventata rossa....
Ecco questo è il mio colore!
Ce ne ha messa mia sorella di lisciva per farla tornare pulita....
ma quando uno c’ha la testa dura e crede che tutti gli uomini sono uguali
non c’è lisciva, sapone o varichina che tenga!
Mi chiamo Maria. Ho cominciato a lavorare a 8 anni e ho fatto la III elementare e se avessi studiato avrei fatto la politica...

[Maria - Cupello (Ch) 2002]


Io vado sempre in giro con la bicicletta, quella più vecchia...

pensate che l’ho comprata subito dopo la guerra. Dopo mi sono comprato la vespa, dopo l’ape scoperta e finalmente una bella Fiat Belvedere di seconda mano. La targa aveva solo 5 numeri... era il 1960.
Cominciavano a girare i primi quattrini e c’era già più libertà.
Mica era come prima della guerra... la guerra ha cambiato tutte le cose e io l’ho fatta la guerra e adesso ve la devo raccontare proprio dritta!
Io sono stato proprio fortunato!
Non perché ero fortunato, ma perché avevo una cosa... c’avevo una specie di premoniozioni...
Certe volte mi veniva una pesantezza allo stomaco e mi andava tutta la testa in confusione... mi veniva il nervoso.
Io sono stato imbarcato sull’Incrociatore Trento e una sera stavo di guardia alla caldaia e non riuscivo a stare fermo. Mi è venuta sete. Ho chiesto il permesso e sono salito sopra a bere.
Ma quando sono tornato al posto mio non mi riuscivo a contenere.
Così ho chiesto di andare al bagno e il capo mi ha detto:
“Ma come? Adesso ci sei andato!” e io gli ho risposto: “Ma io adesso ho bisogno”  e poi mi ha dato il permesso, ma mi ha detto di fare subito.
Io volevo fare subito, ma ho trovato il bagno chiuso e ho dovuto andare a cercare il bagno degli ufficiali... che mica lo sapevo dove stavano!!
Adesso ve la dico la vera verità...io non c’avevo da fare niente!
Improvvisamente è arrivato un siluro da un apparecchio che ha colpito la caldaia di centro.
Io volevo tornare al posto mio, ma quelli mi dicevano: “Dove vai?! Qauelli sono tutti morti!”
Così sono andato a prua per spegnere l’incendio e subito ho sentito gridare “Siluro, Siluro!” e un altro siluro è andato a colpire proprio la Santa Barbara, dove ci stanno tutte le munizioni... l’ha fatta  a metà! L’aria mi si è portata dall’altra parte della nave... è stato un disatro!
sono rimasto in mezzo al mare dalle cinque la mattina fino a dopo mezzogiorno, ferito, senza vestiti, con tutte le schegge alle mani... ma ero vivo grazie a Dio!
E che io me lo sentivo! Avevo avuto una premonizione!
Avevo anche provato a farmi sbarcare dicendo che avevo male alle gambe anche se non era vero, ma me lo sentivo che dovevo andare via da lì! Meno male che poi sono tornato e mi sono sposato; Mi sono sposato la mia “guagliona” e ci vogliamo ancora bene.

[Tommaso – San Donato di Ortona (Ch) 2006]


I nuovi comandamenti del Carnevale

  1. Il governo dirige tutti i popoli;
  2. Il Papa li benedice tutti;
  3. Il Notaro campa alle spalle di tutti e due;
  4. Il Farmacista li infetta tutti e quattro;
  5. Il medico li ammazza tutti e cinque;
  6. l’Avvocato lispoglia tutti e sei;
  7. il Prete campa alle spalle di tutti e sette;
  8. il Frate con le bisacce li saccheggia tutti e otto;
  9. il Soldato si sacrifica per forza per tutti e nove;
  10. l’Agricoltore con le tasse si sacrifica e li mantiene tutti e dieci.

[Contignano (SI) 2002]