Ho partecipato ad un’esperienza di “Terre di racconto” a Chieti, nel quartiere di Trevigliano.
Ero incerta del nostro presentarci in gruppo nelle case, ma quell’invasione dello spazio privato era vissuto dai narratori per quello che realmente era, un interesse alle loro storie e quindi alle loro persone. Già nello scambio di sguardi e sorrisi, nell’intrecciarsi dei loro racconti con le nostre domande si intravedeva, a tratti, una messa in scena. Ero attenta a cogliere le immagini che si stagliavano nei racconti: un ragazzo orgoglioso della sua motocicletta, una contadina col suo secchio del latte per consegnarlo nelle case, i tedeschi che invadono un’aia e fanno scempio di un pozzo, una signora che prepara salsicce nella notte e poi tra i tavoli della sua trattoria, le sartine che nella loro bottega intrecciano fili e fantasie. Il processo di costruzione dello spettacolo si è definito per fasi. Scrittura collettiva dei ricordi in forma di dialoghi; in ognuno di noi partecipanti premeva una battuta, un frammento di racconto, guidati dal regista, abile a creare intrecci, a portare ognuno verso il suo personaggio, a ricostruire i racconti, con parole fedeli e sintesi fulminanti.
Poi abbiamo provato le scene e, in azione, precisato meglio emozioni e parole, abbiano costruito azioni e dialoghi. E’ stato emozionante rimettere in moto vita vera, vissuta. Calati negli anni della guerra e del dopoguerra, sentivo la storia della mia città pulsare, e io mi sentivo testimone attiva, memoria di altri che si faceva memoria in azione. Nello spettacolo sentivo la responsabilità di impersonare persone vere, presenti nel pubblico con i loro familiari, e di provare a restituire alle persone del quartiere frammenti della loro storia.
Vedere la loro commozione alla fine, è stato un regalo. Lo scambio era stato intenso e ricco: tra le esperienze della loro vita e la nostra percezione e interpretazione, offerta a un pubblico che ha visto, per una sera, un pezzo di storia della città tornare a rivivere con la forza delle piccole verità sperimentate sulla pelle e della magia del teatro, che ha dato trama, spessore e valore a quelle esperienze.

Roberta De Thomasis
Facilitatrice di metodologie autobiografiche all’Università Popolare di Roma e per altre Associazioni,
formata alla Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari.